La psicologa Dorothy Turner del Southwest Community Mental Health Center in Ohio, nonostante i suoi molti anni di esperienza, si sarà di certo sentita spaesata di fronte alla voce bambinesca e all’espressione dolce sul volto di Billy. E questo perché solo qualche ora prima nella cella di custodia, quello stesso volto, dicevano fosse molto diverso: era truce, parlava con un forte accento slavo ed era pure riuscito a liberarsi dalle manette. Infatti, l’uomo della cella diceva di chiamarsi Ragen mentre il bambino che parlava con lei si chiamava David. Eppure la polizia e la psicologa avevano di fronte sempre la stessa persona. Una sola persona.
William Stanley Milligan. Questo è il caso di William (detto Billy) Milligan, l’uomo con il maggior numero di Alter ego (ben 24!) nel suo disturbo dissociativo di personalità e il primo a ricevere il verdetto di non colpevolezza per infermità mentale negli Stati Uniti.
Se vi state chiedendo cosa sia di preciso questo fantomatico disturbo che sembra arrivare direttamente dall’idea di un gruppo di sceneggiatori di Hollywood, ora ve lo spiego. Il DDI è uno dei disordini mentali più interessanti e allo stesso tempo controversi che esistano in psichiatria. Una parte del mondo clinico sostiene che la causa del disturbo sia post-traumatica e che si stabilisca nell’infanzia in conseguenza a gravi abusi; un’altra invece lo considera come il risultato di apprendimenti di ruoli sociali suggeriti dai terapeuti stessi attraverso varie suggestioni o utilizzo di tecniche ipnotiche e immaginative. Fatto sta che il DDI occorre quando una persona manifesta almeno due identità o stati di personalità distinti, detti anche alter ego, che hanno modi di pensare, agire e sentire indipendenti e che emergono in momenti diversi.
Per Billy funzionava così: 10 erano le personalità principali note agli psichiatri, giornalisti, polizia e avvocati ed erano quelle che potevano “uscire alla luce” mentre le altre dormivano o aspettavano “all’ombra”. Queste erano: Billy, 26 anni, la personalità originaria o principale; Arthur, 22 anni, l’inglese; Ragen, 23 anni, il guardiano dell’odio; Allen, 18 anni, l’artista del raggiro; Tommy, 16 anni, l’artista della fuga; Danny, 14, quello spaventato; David, 8, il guardiano del dolore; Christene, 3 anni, la bambina dell’angolo; Christopher, 13 anni, fratello di Christene; Adalana, 19 anni, la lesbica. E poi c’erano le 13 personalità “indesiderabili” come Philip il delinquente o Kevin il pianificatore o April la puttana. Fino ad arrivare a “Il Maestro”, la 24esima personalità, quella suprema: la fusione di tutte le 23 precedenti e quella che ha aiutato Daniel Keyes a scrivere il libro “una stanza piena di gente”.
Sì, tutto questo accadeva nella mente di una sola persona. Perché un po’ in stile alcolisti anonimi, tutte gli Alter se ne stavano in cerchio al buio e solo quelle principali avevano il permesso di andare sotto la luce - tipo occhio di bue - che gli permetteva di salire in superficie nella coscienza di Billy. E sempre come per gli alcolisti anonimi, vigevano delle regole ben precise, e per questo esisteva la divisione in personalità “principali” e “indesiderabili”.
Anche se a volte lì dentro non filava tutto liscio…
Un giorno Ragen, si accorse della montagna di bollette non pagate del povero Billy. Perché Billy proprio non riusciva a trovare lavoro. Decise così di prendere in mano la situazione e si fece venire in mente l’idea più veloce: rapire una studentessa del College lì vicino e rubarle i soldi. Solo che, ad un certo punto, al posto di Ragen apparve Adalana, la timida ragazzina lesbica bisognosa di affetto che violentò la studentessa. A sperperare poi i soldi della rapina ci pensò uno degli Alter, che ritrovandosi improvvisamente ricco, corse a far spese. Però, una volta tornato a casa, Ragen, si accorse che le bollette erano ancora lì -sempre non pagate- e i soldi mancavano di nuovo.
E ripartì lo stesso schema: rapimento, soldi, Adalana, stupro. Durante il processo il precario mosaico della psiche di Billy si frantumò di nuovo facendolo cadere in depressione con un tentativo di suicidio e, nonostante l’assoluzione, passerà una vita fra istituti psichiatrici e manicomi criminali. Una volta uscito, provò a crearsi una vita serena ma senza troppo successo... Il dottor George Harding - colui che riuscì a fargli fondere a livello conscio le 23 personalità in una sola – disse di lui: “William Stanely Milligan è un uomo travagliato che vive un’esistenza travagliata. O è un impostore che ha ingannato la società evitando una condanna per crimini violenti, o è vittima – una vittima autentica – di un disturbo di personalità multipla. In ogni caso, è una brutta storia… Solo il tempo potrà dirci se Milligan si è fatto beffe del mondo intero o se è una delle sue vittime più disperate…”